tramonto

martedì 13 luglio 2010

PIZ DI SAGRON (m. 2485)


Per tutti: vette, quali le Torri del Vajolet, le stesse Tre Cime di Lavaredo od il Civetta, il Cervino (tanto per citarne alcune) ,sono un'espressione di bellezza indiscutibile. Poi ognuno ha la sua montagna del cuore. Per i più disparati motivi. Perchè è stata la prima ascesa, perchè ha una ragione sentimentale, perchè rappresenta un momento particolare della vita... La mia è il Piz di Sagron. Di per sè, anche se bella esteticamente, è una montagna tra le tante, poco conosciuta. A dir il vero non è proprio insignificante in quanto con la sua altezza di 2485 m. è la seconda fra le Alpi Feltrine. Storicamente ha il privilegio di dare l'avvio alla storia alpinistica in questa catena del lembo meridionale delle dolomiti, con la scalata del 16 giugno 1877 da parte di Cesare Tomè con Tommaso Da Col e la "guida" (ma in realtà cacciatore, bracconiere,contrabbandiere) del luogo Mariano Bernardin. Dalle sue pendici nasce il torrente Caorame, immissario poi del fiume Piave. La casa dove sono nato è sopra una forra che il corso d'acqua s'è scavato, ed esso è stato il mio compagno (non umano) per eccellenza della mia infanzia. Facile quindi era volerne cercare le origini. Le scoprirò verso i diciassette anni quando con amici andai a trascorrere la Pasqua al bivacco Feltre-Walter Bodo, lì vicino al monte. Una mattina proposi di salire alla ricerca della sorgente. Avevo gli scarponi ancora pregni d'acqua della salita e calzai un paio di stivali di gomma, quelli verdi che negli anni settanta si portavano spesso per i lavori nei campi, per l'andare nei boschi a funghi...che mi ero portato di riserva. Salii con l'amico Gabriele Vanin ed un certo Tessaro che faceva parte di un'altra compagnia. Calcando la neve ancora alta ci trovammo sotto il possente monolite dalla forma abbastanza squadrata. Non so cosa ci prese. Probabilmente l'incoscienza dell'età, la voglia di sfida, l'esuberanza. Iniziammo a salire il Piz. Da allora sono passati tanti anni, la memoria latita, percorremmo logicamente la via normale, ma c'era la neve sulle cenge e talvolta alta, nelle parti più in ombra c'era ghiaccio e di quello duro, sotto i nostri piedi si aprivano abissi, baratri anche se mitigati di tanto in tanto da nebbie che si muovevano velocemente. Si continuava a salire nemmeno sapendo dove andare. Dentro di me saliva una frenesia, un'energia irrefrenabile. Arrivammo in cima, ce ne rendemmo conto perchè oltre non si poteva andare. Le nubi intanto s'erano accoccolate sulla vetta e "da tutto lo sguardo esclusero". Non ci restò che ridiscendere, io avevo chiuso il cerchio con il mio monte ed il mio torrente, io ero loro e loro erano me. Penso, non a torto, di essere il primo ad aver realizzato una prima invernale di alpinismo con gli stivali di gomma!

1 commento:

  1. Bello il Piz! Nonchè luogo di sorgente del torrente Caorame. Peccato per la mia salita con la nebbia, ci tornerò con il sole!

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