tramonto

martedì 21 dicembre 2010

MOMENTI MAGICI


Le guide di solito riportano il periodo in cui è consigliabile andare in un determinato posto, basandosi generalmente sulla sicurezza dell'escursionista. Frequentando spesso la montagna e visitando molti posti, in differenti periodi dell'anno o con condizioni metereologiche diverse, ho capito che ogni luogo ha un proprio momento magico. I dintorni del Dal Piaz, ad esempio, danno il meglio di loro in luglio nel momento che le fioriture esplodono, o in pieno inverno quando il blu intenso ed il bianco candore delle nevi si uniscono tra di loro. Ma l'anima qui è il vento. Quello che spira nelle terse giornate di tardo autunno, quando le nevi indugiano ad arrivare ed i prati sono bruni. Raffiche svelte, gelide di tramontana che ti lasciano senza fiato,che lasciano un tempo sospeso, immobile fino alle successive improvvise. Oppure quelle che d'inverno nelle bufere creano sculture artistiche , o sollevano dispettosi "spiritelli" che impreziosiscono di brillanti l'aria.

sabato 18 dicembre 2010

VAL DI SAN MARTINO-VAL CANZOI ANDATA E RITORNO 2^ PARTE


Presa la strada per Fraina mi concedo dopo tanto cammino, una pastina ed un succo di frutta. In cielo intanto il blu del sereno ha il sopravvento sulle nuvole che si sbizzarriscono in giochi di movimento sui contrafforti rocciosi. Ne escono così fantasmi sotto forma di guglie, pinnacoli, strani "mostri" di pietra che appaino e scompaiono seguendo le bizze del vento in quota. M'infilo così lungo la stretta e lunga valle detta appunto Vallunga. Dapprima su strada sterrata in fitto bosco, che sale parallela ad un piccolo rivo, da cui proviene un garrulo suono d'acqua. Alla fine del tratturo c'è un ponticello in legno che supera il corso. Mi tolgo la sete approffittando del fresco liquido che sgorga tra le pietre. Un profondo respiro ed inizio l'improba salita lungo il sentiero poco frequentato. Tutt'attorno aleggia una sensazione si silenzio, di tempo fermo, di ambiente selvaggio. L'uomo sembra essere stato respinto in questi luoghi. Eppure ciò ti fa sentire sereno, un tutt'uno con il posto, alla pari con esso, dove uomo e natura si completano. La vegetazione è fittissima. Alla vista si susseguono pendii erbosi ripidissimi, che si intersecano a canali rocciosi impervi, i crinali in alto remoti, irraggingibili. Il sentiero non dà pause. Sembra che mai mano d'uomo abbia lavorato qui, ed invece quando non ti aspetti scopri le aie di carbonai, qualche resto di sassi posizionati per rendere migliore l'avanzare su sentiero e poi anche due casere. Costruite sembra più da mistici eremiti che per un'economia di sussistenza. Eppure immersi in questa wilderness si respira un'atmosfera struggente. La fatica accumulata si fa sentire, il passo si fa lento. La forcella in alto sembra vicina, ma man mano che il tempo passa sembra una diga insuperabile. Un grido di falco squarcia il silenzio, si fa ripetitivo, pare gridare a tutti della presenza di un intruso. In alto gli fa eco un camoscio fischiando. La zona d'ombra e la leggera brezza che s'incanala verso la valle mi gela il sudore. Ho un po' di crampi, ma ormai sto per scavalcare il passo, dove siedono alcuni escursionisti a godersi il panorama. Scendo un po' prima di fare una pausa "tecnica" per riprendere fiato. I declivi mostrano toni bruno rossi che invogliano a fermarsi, rimandano a tempi andati. Giù lo sguardo scorre alla valle feltrina ed ai giochi di sole ed ombra dei costoni rocciosi. Riprendo un po' la corsa fino alla vicina chiesetta di San Mauro e da qui lungo il sentiero desueto che porta a Lasen. Il paese sembra riposare adagiato al monte, poca gente ciarla al centro, m'avvio fra le case lungo la via che porta in valle fra prati e boschi. Ritorno al luogo di partenza, la festa se n'è andata, stanno sbaraccando, San Martino gli ha regalato un po' d'estate.

giovedì 16 dicembre 2010

VAL DI SAN MARTINO-VAL CANZOI ANDATA E RITORNO 1^ PARTE


In questa domenica di novembre, seppur smorta, ma diversa dalle precedenti che hanno portato con le intense piogge ad annegare mezzo Veneto, colgo forse l'ultima occasione per "confezionare" un lungo trekking prima del sopraggingere delle nevicate. Mi va un po' di strafare. L'escursione l'affronterò in stile trail unendo alla camminata, la corsa ed il nordik walking. Arrivo alla chiesetta rurale in Val di Vignui che il giorno ormai è fatto. Nel prato vicinale è imbandita una struttura per la festa del patrono. Gli organizzatori sfidano gli umori del tempo evidentemente confidando nelle frequentazioni del santo. M'inoltro lungo la strada sterrata nel grigiore d'attorno, dove gli unici che riescono a dettare una diversa tonalità sono i larici con le loro tinte tardo autunnali giallo...rosse. Un po' correndo, un po' camminando arrivo alla fornace da calce a Baslaval, dove alzando lo sguardo, vedo che le nubi immobili hanno tracciato una linea e non lasciano guardare oltre. Proseguo su sentiero, spingendo i bastoncini, nella faggeta che s'è fatta spoglia, abbandonate le folte chiome. Solo qualche ramo ostenta rade foglie , mentre al "pianterreno" un seducente tappeto rosso ricopre i pendii. Dapprima con baldanzoso passo, poi con più realistica leziosità risalgo il ripido sentiero fino a raggiungere la casera di Ramezza Alta dove macchie di neve danno un tocco di candore ai bruni pascoli. Una breve pausa per scorrere con lo sguardo le pareti del San Mauro che emergono dalle nuvole e riprendo a salire verso l'ampia sella della Forcella Scarnia, passaggio che mette in comunicazione tra loro le valli di Canzoi con quella di san Martino, anticamente nomata Val Garza. Ci arrivo in breve timbrando la coltre casta con disegni delle tomaie ai piedi. Fischi di camosci mi indicano la via. Di là ad oriente le alte bancate di Cimia e del Tre Pietre mi rimandano a spazi da epopea western, a lontani posti da Rockey Mountains. Davanti oltre la valle il sole va ad illuminare uno spicchio di monte che fosse in cartolina rimanderebbe, con le rocce a strapiombo, alle scogliere si Acapulco. Parto e scendo nella neve, ora anche gelata, di corsa. Dapprima zigzagando all'aperto poco discosto dalle superbe pareti del Col dei Gai e di Saladen, poi dentro al bosco. Con una piccola disgressione all' itinerario vado a dare uno sguardo a malga Scarnia ancora in buone condizioni. Quindi mi lascio trasportare dalla corsa nella faggeta magica di Zoccarè Alto, per poi scendere, lasciato il Cold'Istiaga, in Val di Canzoi. Intanto il sole s'è fatto largo tra le nuvole illuminado ampi spazi. Mio malgrado mi trovo a percorrere tratti sempre in ombra, tanto che finisco per inveire contro tanta malasorte. Dalla centralina dell'Enel dalla quale un po' correndo, ma più blandamente camminando sulla strada asfaltata, rimirando le acque oggi così petrarchescamente chiare e fresche, arrivo nei pressi dell' agriturismo dell'Orsera da dove prendo la strada per Fraina.