tramonto

giovedì 10 febbraio 2011

PRIMI SALITORI DELLE VETTE FELTRINE "ZANICHELLI"


Noi contemporanei siamo assillati dall'essere il primo... il primo uomo ad arrivare sulla luna, il primo a conquistare una vetta, il primo a correre sotto una fatidica soglia di misura del tempo, il primo ad inventare una formula il primo di... e così di seguito. A qualcuno si attibuisce di essere stato colui che prima di ogni altro abbia raggiunto un obbiettivo, ma in seguito si scopre che qualcuno ci sia arrivato prima di lui. Chissà quante saranno queste circostanze. Sarebbe giusto dire che è soltanto un'isteria dei nostri tempi. Ma stando al gioco e cercando di dare un volto a chi possa essere colui che per primo ha camminato sui monti feltrine, si potrebbe azzardare che fu un cacciatore a seguito di spostamenti delle sue prede. Poi nei tempi seguiranno pastori,raccoglitori, e via via " prototipi" di migranti ante litteram, contrabbandieri, genti che sfuggivano alle guerre, delinquenti, persone senza volto, di cui la storia mai ne farà menzione. Nessun scritto, nessun documento ne produrrà uno straccio di nota per le genti a venire. Finchè qualcuno non lascerà qualche annotazione. Fu così che i "primi" ad essere considerati tali divennero i botanici come Antonio Tita a cavallo fra il 1600 e 1700 che fu direttore dell'Orto Botanico dell'Università di Padova. Oppure di Gian Girolamo Zannichelli che ascese alle vette nel 1742 e riportò a valle 135 esemplari di vegetali. Lasciò anche una curiosa descrizione di quella esperienza. (tratto da P A Saccaro e G B Traverso il La flora delle Vette di Feltre, Venezia, 1905)...."rivassimo a Pedavena ove la notte dormissimo in un piccolo stanciolino terreno, ma netto da sporchezzi, il nome del padron era Carlo...il martedi mattina li 11 di buon hora partissimo da Pedavena, e avanti pranso arrivassimo a Aun villa a piè della Montagna, delle Vette ove disnassimo con quel poco di presciuto formag. vino e pane passabile...doppo d'haver caminato molto si trovassimo in luoco difficilissimo, e scoperto, agrediti da un temporale che uscì da quelle Valli Tedesche che ne pose tuti in aprensione, mentre cominciò una tempesta minuta, e un vento forte che minaciava la volata in quei oridi precipitij...salissimo dunque al estrema punta della Valle ove in facia vi è quel altra estremità che si chiama il Paveion, altezza molto grande, ove fui di mat.na per scoprir Venetia, che vidi molto bene con un canochiale che havevo meco...discessimo per lunghissimo camino fino ad Aun strachi, e pattiti...cenassimo, e andassimo a dormire: io dormij sopra una cassa vestito con li libri sotto il capo...ma non podei dormire per il grand.mo strepito che facevano quelli che venivano al Osteria e dopo cinque hore che tutto era quieto saltorno fuori tanti sorzi che mi venivano fino sul capo...questo fu quello che viddimo e sentimo in questo breve viaggio con molta fatica e spesa. Che sia lodato il Sig.e de Signori. Amen."

1 GENNAIO 2011


E' un luogo comune dire che " chi fa una cosa il primo dell'anno la fa tutto l'anno". Non sono supestizioso, ma se in fondo ci fosse un briciolo di verita...tant'è...facciamoci guidare da sifatte sirene oracolari. Complice una bella e soleggiata giornata...se il buongiorno si vede dal mattino...(tanto per rimanere in tema), salgo in cima al Pafagai. L'avancorpo che si distacca dalle vette e scende a meridione a lambire la piana feltrina è un eccezionale belvedere. Dalla valle di Lamen lungo una strada forestale prima e per sentiero nell'ultimo tratto, con una sgambata di circa trecento metri di dislivello condensati in poche decine di minuti, ci dà modo di osservare con poco sforzo ampi spazi. In questo crinale che fa da spartiacque tra la valle di Vignui e quella di Lamen, si ha la possibilità di spaziare visivamente alle retrostanti vette feltrine con le balze scoscese al vicino San Mauro, a scorrere a meridione le prealpi venete dal Grappa al Visentin e più lontano ai monti dell'alpago e dalla parte opposta ai monti asiaghesi. Tutto ciò racchiude come in uno scrigno la vallata feltrino- bellunese attraversata dal Piave. La posizione a volte esalta anche cime che sembrano insignificanti.