tramonto

mercoledì 29 giugno 2011

PIAZZA DEL DIAVOLO

Fra le nebbie che adipose riempiono la vallata, s'indovina un cielo sereno. Ma qualche gretta nuvola vaga intenzionata a reperire un comodo giaciglio su cui appollaiarsi. Ed allora sognarsele viste su panorami da cartolina. Esperienza m'insegna ch'è meglio cambiar meta. Salgo così verso il rifugio Dal Piaz. Luogo anch'esso propenso a calamitare nuvolaglie varie. Ma almeno ho la possibilità di scegliere un itinerario per camminare, visto che ce ne sono a iosa. M'inerpico velocemente lungo il sentiero lasciando scorrere i pensieri. Gli occhi s'impegnano a scrutare su verso le vette baciate dai raggi del sole o giù verso valle dove le nebbie come panna montata stanno ancora stazionando. Al rifugio Anna è indaffarata ai tavoli ad apparecchiare per un nutrito gruppo di aitanti atleti che arriveranno cavalcando biciclette. Il tempo di un caffè e riparto verso la Busa delle vette. Dal crinale scende con andatura meditata una figura che mi par familiare, poi quando ne intravedo la bianca capigliatura tutti i dubbi sfumano. E' Giancarlo che al passo manco s'arresta e risale lungo il crinale opposto. Lo seguo su fin al Col Cesta dove finalmente si regala un momento di pausa. Grigie nebbie intanto rimontano lungo i canaloni tanto da celare l'orizzonte. Ci salutiamo ed imbecco la via che volge ad oriente verso Pietena. Fra gli alpeggi stanno esplodendo le fioriture che fanno imbaldanzire i botanici per la ricca varietà e per la bellezza.E davvero i verdi declivi sembrano innevati di bianchi narcisi od indorati di ranuncoli, di botton d'oro,di ginestrini. Inoltre sanguinei rododendri stanno sbocciando, soldanelle tremano nella brezza, genziane e genzianelle sembrano riflettere l'intensità blu del cielo, petali di gigli paion aver strappato pezzi di purpureo tramonto. Sono tanti tantissimi, dipingono i bianchi rudi ghiaioni, riempiono il sentiero che ti vien di non procedere per il timore di pestarli. Avanzo, oltrepasso il passo Pietena, proseguo quando la nebbia risale lenta. Con tentacoli di piovra va ad annusare gli anfratti, poi sospinta da poderose folate va a gettarsi oltre le creste, oppure va a stazionare nelle conche. Poi svanisce all'improvviso. Cammino ora là ove alligna il maligno, la Piazza del Diavolo!! Un cerchio magico di verde prato circondato d'attorno di massi. Là il demone scacciato dalle valli sottostante in preda ad un'ira luciferina, con una pedata aveva disintegrato un'intera montagna e tutti la roccia s'era disfatta in una miriade di pietre che s'erano fermate a cerchio. Tenendosi a distanza dal demonio avevano formato questo tondo. Ma qui le paure , le angosce, le immaginazioni religiose che s'erano strascicate dopo il Concilio cinquecentesco di Trento vi aveva dato dimora a streghe e fattucchiere, luogo di saghe ed orge, posto dove regnava sovrano il maligno, sito per gatti neri,corvi,civette...luogo che al solo pensiero ci si faceva il segno della croce, si recitava il rosario come andidoto qualora la malaugurata sorte avesse voluto farvi trovare nei paraggi. Immerso in questi pensieri mi accorgo di essere fuori dal sentiero, ed a vagare fra i massi con la nebbia fittissima. Non ho modo di orientarmi. Mi sposto d'istinto. Un po' rido, un po' mi angoscia la situazione in cui mi sono cacciato...Il vento sibila strano, sembrano voci lontane...Poi dell'erba verde, la nebbia svanisce d'incanto, un cuculo canta...Tiè!! Sono nel mezzo del cerchio, mi guardo intorno e penso che ...è meglio andare. Ritorno verso il rifugio, le nuvole e la nebbia ormai hanno preso il sopravvento sul sereno del cielo, anche la temperatura si è un po' abbassata e la maglietta bomba di sudore dà fastidio. Col passare del tempo la nebbia s'infittisce ancora tanto che la sagoma del rifugio riesco a vederla quando sto per sbatterci il naso. I ciclisti stanno facendo gli ultimi preparativi per la discesa. Ho la sventurata beota idea di lanciar loro la sfida a chi arriva per primi al passo di Croce d'Aune che sta 950 m sotto di dislivello. Accettata. Si parte, io naturalmente mi lancio lungo il sentiero,loro per la carareccia. Correndo mi sento risucchiato dai pendii, mi volto poco dopo, la nebbia non mi dà modo di vedere, ma sento stridii di freni. Tratti di strada , di sentiero, di tracciato su punzute roccette, poi bosco, fitto,radure, ancora bosco e strada sterrata e sono giù. Il sudore cola dappertutto, il fiatone si assesta, mi appoggio all'auto per un attimo di riposo. Trascorre il tempo, mi chiedo se sono già passati, aspetto, i primi passeranno veloci facendo cantare il ghiaino dopo circa 10 minuti....Evvvaaiiii!!!!!