tramonto

sabato 18 dicembre 2010

VAL DI SAN MARTINO-VAL CANZOI ANDATA E RITORNO 2^ PARTE


Presa la strada per Fraina mi concedo dopo tanto cammino, una pastina ed un succo di frutta. In cielo intanto il blu del sereno ha il sopravvento sulle nuvole che si sbizzarriscono in giochi di movimento sui contrafforti rocciosi. Ne escono così fantasmi sotto forma di guglie, pinnacoli, strani "mostri" di pietra che appaino e scompaiono seguendo le bizze del vento in quota. M'infilo così lungo la stretta e lunga valle detta appunto Vallunga. Dapprima su strada sterrata in fitto bosco, che sale parallela ad un piccolo rivo, da cui proviene un garrulo suono d'acqua. Alla fine del tratturo c'è un ponticello in legno che supera il corso. Mi tolgo la sete approffittando del fresco liquido che sgorga tra le pietre. Un profondo respiro ed inizio l'improba salita lungo il sentiero poco frequentato. Tutt'attorno aleggia una sensazione si silenzio, di tempo fermo, di ambiente selvaggio. L'uomo sembra essere stato respinto in questi luoghi. Eppure ciò ti fa sentire sereno, un tutt'uno con il posto, alla pari con esso, dove uomo e natura si completano. La vegetazione è fittissima. Alla vista si susseguono pendii erbosi ripidissimi, che si intersecano a canali rocciosi impervi, i crinali in alto remoti, irraggingibili. Il sentiero non dà pause. Sembra che mai mano d'uomo abbia lavorato qui, ed invece quando non ti aspetti scopri le aie di carbonai, qualche resto di sassi posizionati per rendere migliore l'avanzare su sentiero e poi anche due casere. Costruite sembra più da mistici eremiti che per un'economia di sussistenza. Eppure immersi in questa wilderness si respira un'atmosfera struggente. La fatica accumulata si fa sentire, il passo si fa lento. La forcella in alto sembra vicina, ma man mano che il tempo passa sembra una diga insuperabile. Un grido di falco squarcia il silenzio, si fa ripetitivo, pare gridare a tutti della presenza di un intruso. In alto gli fa eco un camoscio fischiando. La zona d'ombra e la leggera brezza che s'incanala verso la valle mi gela il sudore. Ho un po' di crampi, ma ormai sto per scavalcare il passo, dove siedono alcuni escursionisti a godersi il panorama. Scendo un po' prima di fare una pausa "tecnica" per riprendere fiato. I declivi mostrano toni bruno rossi che invogliano a fermarsi, rimandano a tempi andati. Giù lo sguardo scorre alla valle feltrina ed ai giochi di sole ed ombra dei costoni rocciosi. Riprendo un po' la corsa fino alla vicina chiesetta di San Mauro e da qui lungo il sentiero desueto che porta a Lasen. Il paese sembra riposare adagiato al monte, poca gente ciarla al centro, m'avvio fra le case lungo la via che porta in valle fra prati e boschi. Ritorno al luogo di partenza, la festa se n'è andata, stanno sbaraccando, San Martino gli ha regalato un po' d'estate.

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