tramonto

venerdì 7 ottobre 2011

TRAIL IN VAL CANZOI


Nelle interviste Mauro Corona è solito dire che se si sveglia e si sente scrittore prende carta e penna, se la giornata lo invoglia a scolpire opera da scultore, così io oggi mi sento trailer e faccio trail. Detto fatto. La mente e lo sguardo già stanno correndo in automatico in Alta val Canzoi. Piani Eterni, Forcella Omo, Val Slavinaz, Cimonega, mi passano come veloci fotogrammi. Quindi alle gambe non resta che seguirli. D'altronde ci sono tutti gli ingredienti, rapida salita su sterrato nel folto del bosco, che mi porta all'incanto del paesaggio di Erera Brendol, sentiero nei larghi silenzi verso Forcella dell'Omo, spaziando su ampi panorami, impavida traversata sulle cenge del Comedon sul filo di strapiombi e discesa a rottadicollo verso il rientro lungo le balze del Caorame!! E' già giorno quando parto. Le giornate piovose dell'estate sono già vago ricordo, sostituite da incantevoli ore blu. Le acque del lago placide si muovono sornione con lievi increspature. Aleggia una sensazione di quiete da fine estate. Cerco camminando di captare il giusto ritmo, che trovatolo mi consentirà di salire senza eccessivo sforzo. Lungo i canaloni cominciano a farsi sentire le prime avvisaglie dell'autunno che verrà trasportate dalle sensazioni prodotte dalle fole di vento. Supero degli escursionisti che risalgono lentamente godendosi il bosco. Sul sentiero del Porzil incassato libera il sole tre metri...sopra il cielo, lasciando in ombra la parte bassadegli abeti ed illuminando in un solarium le cime, che sembrano impadronirsi del cielo azzurro. Alla forcella mi fermo un attimo; non si può far a meno di contemplare questa specie di eden che ci riservano i Piani Eterni... ogni volta è un insostituibile "schiaffo" di armonia ai sensi. Scendo nei silenzi della conca dove risuonano gli echi dei campanacci, da poco ridiscesi a valle. Le erbe verdeggianti cominciano a brunirsi etichettando l'avanzare della stagione. Oltrepasso casera Brendol e risalgo il declivio retrostante fino ad incrociare il sentiero che s'inerpica lungo la valle che porta a settentrione. I prati d'alta quota danno spazio a rari alberi. I pendii si fanno erti, rimandano ad altri paesaggi alpini. Il rosso delle rocce danno un tocco di cromaticità. La conformazione litica del monte Brandol sembra una gigantesca onda che in burrasca s'infrange contro gli scogli. Passando tra candelabri di fiori bianchi incontro un escursionista proprio nel momento in cui un branco di camosci, annusata l'aria, fugge celere verso un ghiaione soprastante, altri scompaiono oltre le creste, altri risalgono le erte chine. Alla Forcella dell'omo mi si para davanti la fiera parete del Comedon. Scorrro con la vista verso le Pale di San martino, dove le nuvole si stanno attrezzando a celarne le cime, poi alle rupestri balze dove andrò a cercarne l'esile passaggio. Una sequenza di magri declivi e di strapiomanti paretine si gettano nel baratro sottostante. Vado ad ubricarmi nell'emozione dei passaggi in cengia dove par d'essere un'aquila a volo radente che sfiora i pendii e scompare oltre il limitare del costone. Camminare tra cielo e terra passando come gittata di vento. La sensazione d'essere animale che vaga...libero. Il sentiero esile, talvolta "sgarruppato" dalle slavine invernali, diventa traccia si libra in passaggi aerei, il vuoto talvolta toglie il fiato, il procedere diventa adrenalina. L'arrivo al belvedere, ardito aggetto erboso ti spara in volto le dolomitiche pareti di Cimonega e sottostante la valle col diadema del lago dai colori verde e blu che si confondono. Inizia per me (oggi trailer) la lunga invitante discesa, dapprima su sentiero su cui corro lieve fino a casera Cimonega, poi la discesa si fa più tecnica. M'involo tra i guizzi dei tornanti, danzo lungo gli stretti zig zag, salto i tratti sassosi, precedo le scivolate, scompaio nel folto del bosco. Escursionisti che incrocio per un attimo, il rumore dell'acqua che fa da colonna sonora, la voce del respiro. Poi la fine della corsa. Un anello fatto in quattro ore.

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