tramonto

domenica 2 novembre 2014

D'AUTUNNO SULLE VETTE

Schiocchi di merli, merli che si rincorrono. Nell'ancora penombra del mattino, una pavida luna tenta di trovarsi uno spiraglio fra le fosche nubi. Le ruote della bici corrono sull'asfalto in un camposanto di ratti, uccelli e porcospini. Entro in valle con le foschie che si pitturano delle porpore dell'alba. Si percepiscono sentori d'autunno, nel cadere lento delle foglie, nelle tristi e sussurrate melodie delle cince, oltre alla fresca aria che ti accarezza lieve. Le foglie tinte manifestano il declinare della stagione. Alzo gli occhi ed un groviglio di rocce , di cime "vietnamite", di foreste pendenti, si schierano alla vista là dove il sole riesce ad eludere la stretta sorveglianza delle tenaci brume, avvolgendole di luci e colori. Acclama i particolari rimandandoli esaltati. Nella parte bassa del bosco la luce diventa nebbia, i raggi fasci d'arte sublime. Più su in Ramezza i rossi dei faggi ed il verde intenso degli abeti si mescolano in un connubio di tinture...Nell'ascesa mi ritrovo a camminare fra una selva di mughi, inestricabile. Un tempo i boscaioli li tagliavano per tramutarli in oli per lumi. Ed il sentiero che percorro riporta alla mente gli sterratori che durante il grande conflitto tracciavano percorsi per i presidi di alpini intabarrati, atti alla difesa delle creste lungo la Linea gialla. Incespico in cespi che osteggiano il mio procedere nel mentre la nuvolaglia risale i declivi, diventando grigio muro impenetrabile e le rade fugaci aperture rivelano strette valli e canaloni che diventano orridi e baratri. Su dove la brezza smobilita le nubi regala giochi di guglie e pinnacoli ed aperti orizzonti blu.
E più su dove si fa vento sibilante, le spacca proiettandole in cielo in cumuli atomici ed aprendo finestre ad un sole caldo. Quando la via si fa più agevole cammino su cocci di rocce che fanno da sottofondo musicale, rilevando al mondo intero il mio passaggio. Supero i rilievi in cresta ed entro nel susseguirsi di circhi, che silenti, fra brume che vagano, luci che sfavillano. Mi sembra di avventurarmi in un girone dantesco in attesa dei dannati. Mi sposto solo, ammiro, cerco con lo sguardo vestigia del passato. Giù in fondo brune erbe rivelano tracce d'armenti, tracce di rovine raccontano atavici sudori. Lapidi invece narrano tragici eventi. L'incontro con altri escursionisti mi riporta al momento in cui vivo. Corro nell'ultimo tratto e giungo al rifugio che naviga solitario nelle nebbie fitte come un naufrago.

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