tramonto

venerdì 2 dicembre 2011

OLTRE 7000 m. DI DISLIVELLO (2^ PARTE)


Arrivato alla forcella mi lascio cadere a terra. Appoggio le mani agli occhi e sento nella testa vampate di fatica. Penso se sia il caso di proseguire, poi competo che in ogni caso devo scendere. Mentre consumo un magro spuntino decido di calarmi a valle poi si vedrà. Le nuvole si sono accoccolate stantie sulle cime, il grigiore sopravanza il blu della volta. Una manciata di tempo di riposo e riparto. Scendo deciso lungo le accidentate balze dei pendii. Un susseguirsi di roccette affioranti, macereti, erbe fiorite dove cardi dai toni violetti e gigli dalle tinte aranciate dipingoni i magri zerbi. Corricchio con fanciullesca baldanza e calo di quota come nei fotogrammi d'immagini cinematografiche accellerate. Le gambe hanno trovato un giusto equilibrio ed a proprio agio s'inoltrano nella faggeta che in basso si sostituisce all' erbato declivio. Mi ritrovo dopo circa tre quarti d'ora al bivio. L'amletico quesito "salgo o non salgo" s'insinua. Decido senza tanto ragionare di voltare verso l'alto. Ringalluzzito e rigenerato nelle forze ho l'impressione di non sentire gli affanni dell'erta. Dura poco l'improvvido sentore. Come le gambe se ne accorgono sono lamenti. Tutto il corpo propende per un rapido ritorno a casa, sogna un morbido giaciglio. Invece risalgo stimolato da qualche masochistico neurone lungo cenge e costoni ripidi e malignamente sadici. Il silenzio è rotto da leggere bave di vento. Cerco un andare che trovi un equilibrio tra fatica e resistenza. Le grige rupi ed i verdi penddii cercano di mitigare il proseguio. Vado avendo la sensazione di automa che esca dal proprio corpo. I rumori che percepisco diventano surreali divagazioni della mente. In alto le ultime rocce aeree che supero, la forcelletta che scavalco e svela un'ennesimo punto intermedio di arrivo riequilibria corpo e mente. Mi aspetta l'ultimo tratto di salita. Ritornare al Forzelon e poi verso l'estremità della busa delle Vette. Uno stanco incedere mi porta al Dal Piaz. Le cime, i profili dei monti, i colori, le sensazioni rinbalzano, sembrano estranee; le percepisco ma passano, non lasciano incanto. Oltrepassare l'ultimo passo diventa nulla consolazione. Poi il rifugio un caldo tè, diventa sollievo, diventa nuovo vigore. Riparto e m'involo verso la fine del viaggio a Croce d'Aune. Al termine incontro un'altro escursionista di ritorno. E' felice s'è portato a spasso i suoi oltre cento chili su fino al rifugio, ora guarda in alto con sguardo sereno. Penso al mio percorso oltre 7000 metri di dislivello, poco più di 10 ore di condensato di fatiche, gioie, sensazioni, dubbi, imprecazioni, corse, stordimenti... Ognuno ha bisogno di cercare la propria via.

4 commenti:

  1. ma sei sceso dal forzelon e poi che strada hai preso per tornare su? ciao

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  2. ciao lucianuzzo. Sono due i sentieri della testata della valle di Lamen. 801/a che porta direttamente al Forzelon e l'801/b che porta al Paso della Lasta, va ad incrociare quello delo Scalon delle Vette, che arriva dalla Valle di Vignui e si porta al Forzelon. I sentieri in basso si dividono poco oltre il Covol del Lamon.

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  3. ah ecco. credevo conoscessi un'altra strada per arrivare sulle vette dalla val di lamen

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  4. come dicevo....dalle vostre parti siete degli alieni ! complimenti per la prestazione, ma ancora di piu per la descrizione cosi appassionata dei "tuoi" luoghi, come dici tu ognuno deve trovare la propria via, ho l'impressione che tu l'abbia trovata.

    Roberto alias robipeo

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