tramonto

sabato 5 novembre 2011

PAVIONE


Ahi le dolenti note! Le gambe reduci da una gara di nordic stamattina si sarebbero volentieri girate nel letto dall'altro lato, ma la mente invece vola e giocoforza sono costrette a seguire...il capo. Le tante auto parcheggiate lungo la via di Croce d'Aune dicono che oggi s'incontrerà parecchia gente in quota. Nel primo varco del bosco l'abbaglio del sole è sparato negli occhi come un riflettore da terzo grado. Sui declivi si distende placido sui tono rossobruni di fine stagione e ne amplifica il volgere al desìo. Sulle rocce s'infrange di luce intensa proiettandone ombre scure, mostrando una lunga scia ininterrotta di chiaroscuri. Risalendo il sentiero è una mescola di colori, rosso mattone dei faggi, giallo di aceri e larici che si cambiano d'abito, verde intenso di abeti che si spingono il più in alto sui declivi a rincorrere il cielo. E poi quello quadrettato di nostalgiche flanelle anni settanta, a variopinte felpe, a tecnolociche moderne giacchette. In cielo lenti si spostano cirri arabescati. Poi quando i panorami si svelano nella loro intierezza, un grande mare bianco cela tutta la valle. I monti in penombra sembrano isole galleggianti, tagli scuri onde da cavalcare, altre s'infrangono sulle rupi di scogliera, l'astro irrora le nebbie. Supero parecchi escursionisti, supero anche il rifugio Dal Piaz e dirigo la barra verso le alte creste baciate di sole. I giochi d'ombra nella Busa delle Vette metteno in risalto le doline che assomigliano a testimonianze di bombardamenti naturali. Un lago fa da specchio al monte vanesio che s'affoga riflesso. Sulle creste un gruppo risale lentamente la china, lunga processionaria. Li raggiungo, li supero mentre discutono sulla grandezza del creato. Nell'ultimo tratto sento le gambe mugugnare, dò loro qualche attimo di rifiato sostando. Poi la cima dà un esagerato sbalordimento di sensi. Monti che si perdono inseguendosi, creste viste d'infilata che si disperdono nell'orizzonte, colori dei monti bluastri che si smarriscono nelle foschie di luce, l'oceano bianco delle nebbie che s'espande lentissimo. Le nevi sulle cime preparano comodi giacigli per le prossime e future. Aspetto l'arrivo degli altri che disperdono i loro sguardi negli immensi spazi, ricercando cime da poter nomare, accostandole a ricordi passati. Ridiscendo involandomi lungo il ghiaione con chiasso di cristalleria, muovendo le schegge di roccia. Poi ripresa la mulattiera cammino tra zone d'ombra dove i pendii sono casa di spogli scuri salici e larici liberatisi delle foglie d'ago, accompagnati da un'intrigante lieve brezza di tramontana. Là invece dove il sole insiste rimangono le erbe tinte ancora di verde restie a colorarsi di bruno. Infine scendo mescolando colori e fotogrammi in un rapido susseguirsi.

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